"La bella gente"

MARTEDì 24 NOVEMBRE 2015

di Ivano De Matteo. Con Monica Guerritore, Antonio Catania, Elio Germano. Italia 2009. 98’


«La bella gente è un film-ritratto delle debolezze dell’umanità. De Matteo, prima ancora di Gli equilibristi e I nostri ragazzi, porta sul grande schermo persone e personaggi che desiderano fare del bene, ma spaventati e un po’ egoisti, si fermano davanti all’apparenza. “Penso sia un errore definire questa bella gente ‘altra’. Come dire che tratta di altre persone, tipo borghesi, la classe privilegiata o qualcosa che non siamo noi. Siamo esattamente noi! E il problema veramente difficile da affrontare e da risolvere riguarda noi esattamente oggi”, dichiara Monica Guerritore. “Il racconto di Valentina Ferlan e la regia di Ivano De Matteo evidenziano persone che realmente vorrebbero fare del bene ma che si fermano a una superficialità di facciata. È come se noi fossimo nella nostra epoca, fermi all’apparenza delle cose”. Susanna, la protagonista, porta nella sua casa Nadja, giovane prostituta. Ma fino a che punto è pronta a fare del bene? La casa altro non è che simbolo dell’accoglienza e del calore, ma è difficile per Susanna, proprio come per l’uomo contemporaneo, rendere il semplice fatto in compiuta esperienza.
Nel 2009 l’intento di Ivano De Matteo era quello di riflettere su qualcuno che chiede e qualcun altro che vuole dare ma è incapace di portare a termine tale gesto. A distanza di anni la tematica del film è ancora più attuale.
Nel 2010 La bella gente è uscito nelle sale francesi dove ha riscosso notevole successo sia di pubblico sia di critica. Da qual momento sono trascorsi cinque anni, in cui il regista ha cercato il modo per poter distribuire il suo film anche in Italia. “Tutti i film che vengono prodotti devono avere una distribuzione”, afferma De Matteo e lancia una provocazione a produttori, distributori ed esercenti: “Ci sono tanti cinema vuoti, chiusi. Alcuni di questi potrebbero ospitare i film di registi giovani e non alla loro opera prima o seconda.» (Margherita Bordino)


3 commenti:

  1. Perchè una persona decide di aiutare il prossimo? Perchè vede in lui un riflesso di Dio o per appagare una pulsione snobistica? In "La bella gente" mi pare sia vera la seconda ipotesi.

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    1. Sono d'accordo e aggiungo che il film rappresenta in toni molto netti non solo l'incapacità di queste persone nell'aiutare ma anche nel semplice relazionarsi tra loro: vivono rapporti all'insegna della superficialità, della compiacenza, dell'insincerità.

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  2. Ecco la recensione di Enzo Riccò

    Le difficoltà reali della carità. “La bella gente” di Ivano De Matteo

    Sebbene sia un film italiano, “La bella gente” di Ivano De Matteo, arriva nelle nostre sale a sei anni dalla realizzazione. Bloccato per questioni legali, ha riscosso un certo successo all’estero e, in particolar modo, in Francia.
    La struttura narrativa è abbastanza semplice, mentre risultano complessi i risvolti psicologici dei processi relazionali messi in scena. Una coppia di mezz’età, apparentemente realizzata e serena, cerca di liberare dalla “schiavitù della strada” una giovane prostituta ucraina.
    Nella logica del “samaritano evangelico” c’è un accostarsi per soccorrere e sanare chi è in difficoltà. Ma mentre nella parabola il samaritano lascia il ferito alle cure di un locandiere, qui la ragazza soccorsa viene portata fra le mura domestiche. Questo comporterà un susseguirsi di situazioni inaspettate, il manifestarsi di identità nascoste e conflitti sopiti.
    Il film mostra le difficoltà reali, al di là dei primi impulsi volontaristici, di realizzare il bene dell'altro e pone negli spettatori una domanda implicita: "Perché fare un gesto di carità?", cioè: “Quali sono le vere motivazioni che ci spingono all'azione?”.
    E’ facile puntare il dito contro gli arricchiti vicini di casa, dai tratti sfacciatamente volgari e opportunistici. L’evolversi della vicenda farà emergere invece un pericolo sottile anche per la nostra coppia: il rischio di “fare il bene per sentirsi bene”.
    La carità non va improvvisata e soprattutto deve essere epurata da fondamenti di ritorno ego-referenziale che si frantumano alle prime vere difficoltà. Non si può giocare con chi è nel bisogno. Il regista sembra dirci che le persone non si possono usare per una propria auto-realizzazione.
    In una Toscana estiva secca e soleggiata, è significativo il “tema dell’acqua” che fa emergere il punto focale dell’opera: lo svelamento della vera identità dei protagonisti e delle loro più intime intenzioni.
    L'acqua mette a nudo simbolicamente il vero "io" dei soggetti.
    E’ l’acqua ferma del bacino pescoso, quella melmosa dove si sprofonda, quella traballante della bottiglia che cade, quella della vasca da bagno che deterge dalle coperture pesanti di un trucco provocante. Anche quella, nelle scene finali, di un temporale annunciato, dove al borbottio del cielo, la coppia trova riparo sicuro nella casa, chiudendo bene la porta. L’ultima scena del film è proprio l’immagine prolungata di una porta chiusa.
    Una bella porta in legno, in una bella cascina toscana che ospita la “Bella gente” che si ripara da un temporale imminente, forse già avvenuto.

    Enzo Riccò

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